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“Un veneziano nel Palazzo rosa” – In un’intervista a Tagesspiegel, l’Ambasciatore Armando Varricchio racconta del suo nuovo incarico a Berlino e della sensazione di tornare in Europa dopo i cinque anni trascorsi come Ambasciatore a Washington

“Un veneziano nel Palazzo rosa”

Armando Varricchio, appassionato di cinema, è stato Consigliere di diversi Presidenti del Consiglio e, da Ambasciatore negli USA, ha vissuto due elezioni emozionanti.

di Elisabeth Binder, Tagesspiegel

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Armando Varricchio ha vissuto da Ambasciatore a Washington due elezioni da thriller durante la sua missione quinquennale: nel 2016, quando Donald Trump è entrato in carica, e nel 2020, quando Joe Biden gli è succeduto. A giugno ha lasciato Villa Firenze, la residenza ufficiale in America, per il palazzo rosa sul Tiergarten.

Dal nuovo Ambasciatore italiano si viene ricevuti come di rito nel suo studio all’interno della sede berlinese, per poi essere condotti nella sala del caminetto della residenza, luogo di maggiore agio e accoglienza in cui vengono serviti caffè italiano e dolcini dal maggiordomo Igor, fedele alla famiglia dai tempi della sua missione come Ambasciatore in Serbia.

Su tavolinetti e mensole si scorge il padrone di casa fotografato a fianco dei papi Benedetto e Francesco, dei Presidenti americani Barack Obama, Donald Trump e Joe Biden e, naturalmente, del Presidente Federale Frank-Walter Steinmeier. Una foto collocata in fondo alla sala lo raffigura insieme all’ex Presidente americano George Bush. Questi aveva chiesto al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dopo un loro incontro, cosa dire alla stampa. E il Presidente lo aveva indirizzato all’allora Consigliere diplomatico Armando Varricchio, che stava esponendo le sue idee in merito. Bush ne stava immediatamente prendendo nota. L’arte italiana di raccontare aneddoti è ineguagliabile. Questa vicenda, risalente ormai a 14 anni prima, viene raccontata dall’Ambasciatore con disinvoltura.

In lieta attesa della prossima Berlinale

Anche la sua primissima apparizione a Berlino fornirebbe di per sé materiale per aneddoti. Appena arrivato da Washington, Armando Varricchio, senza neanche aver superato il jet lag, è padrone di casa di un ricevimento in occasione della Berlinale estiva. I biglietti per il film italiano “Per Lucio” del giorno seguente erano già pronti. Un Ambasciatore dinamico, -questa prima impressione rimane sicuramente impressa- e un ardente cinefilo. È orgoglioso che l’Italia sia partner in occasione della prossima Berlinale, a febbraio, e per l’occasione ha già previsto un ampio programma collaterale.

Un fan di Sergio Leone

L’industria cinematografica è molto importante nel suo paese d’origine. Originario di Venezia, l’Ambasciatore organizza una riunione di famiglia ogni settembre durante il Festival del Cinema in città. I suoi due figli, che hanno rispettivamente 26 e 31 anni, vivono entrambi a Londra. “Il cinema è magia”, dice il 60enne. “Parla di ciò su cui verte la vita. Fa sognare le persone”. Racconta poi come il complesso di studi cinematografici “Cinecittà” a Roma sia tornato ad acquisire maggiore importanza e in quanti film l’Italia svolga una parte. I suoi registi preferiti? Dopo averci pensato un attimo dice: Sergio Leone. Visconti ovviamente, Rossellini. E poi: “C’era una volta il West”.

Esperto in questioni di sicurezza

Armando Varricchio è un esperto di relazioni transatlantiche con un’ampia rete di contatti. Dev’essere davvero un momento importante nelle relazioni italo-tedesche se a Berlino è stato inviato un diplomatico che è stato Consigliere dei Presidenti del Consiglio italiani Enrico Letta e Matteo Renzi e dell’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nonché Sherpa ai vertici G7, G8 e G20. In questi ruoli sovrintendeva a questioni complesse, in particolare materie di sicurezza. Da giovane diplomatico ha assistito alla dissoluzione del Patto di Varsavia e dell’Unione Sovietica a Budapest.

Una convocazione giunta in concomitanza col vaccino

Quando la sera delle elezioni politiche in Germania a settembre l’Ambasciatore passerà le proprie analisi al governo di Mario Draghi a Roma, probabilmente anche lì tutti tireranno fuori il blocchetto degli appunti. Non sono al momento in programma ricevimenti volti a sondare la situazione, ma ad Armando Varricchio piace invitare a pranzo in Ambasciata importanti esponenti della politica per incontri tête-à-tête. Ovviamente si astiene dal far nomi, rispondendo alla domanda con un sorriso molto eloquente.

Racconta piuttosto un altro aneddoto. Quando a marzo gli giunse la chiamata dalla quale apprese della sua nuova missione a Berlino, aveva appena ricevuto il vaccino insieme alla moglie. Guardò di fianco e scorse sul suo viso un profondo sorriso. “Tornare in Europa è stato per noi come tornare a casa “, dichiara.

Orgoglio per le giovani eccellenze

La moglie, Micaela Barbagallo, conosciuta durante il corso di studi in Relazioni Internazionali a Padova, è una grande conoscitrice d’arte intenzionata a dedicarsi a questa tematica in maniera intensa. L’Ambasciatore, intento a spiegare le opere d’arte dell’Ambasciata, non mostra solamente orgoglio nei confronti delle grandi eccellenze artistiche del passato, dei classici. “Noi guardiamo sempre anche avanti, siamo molto interessati alle innovazioni”, afferma. Il fatto che a Berlino vivano così tanti giovani artisti italiani ha ulteriormente aumentato la gioia di venire nella nuova sede. È un ambito, d’altronde, in cui è possibile sortire anche risultati diplomatici.

Le relazioni tra Roma e Berlino hanno davvero bisogno di essere rafforzate? Apparentemente sì, dopotutto si tratta dell’Europa post-Brexit, che deve riflettere su valori, compiti e sfide comuni: “Dare le relazioni per scontate non è più sufficiente in un’epoca di cambiamenti. La prossima generazione di europei è già pronta a spiccare il volo, le riforme dopo la pandemia cambieranno molte cose”.

“La Germania è il nostro partner strategico”, dice Varricchio. “È una cosa che, proprio in questo frangente, ci teniamo a puntualizzare”. Ci sono tante cose in comune, la cultura, il turismo, l’industria. “La politica europea non può essere dettata dalla geografia”. Molto, dice, ruota intorno alle migrazioni, alla sicurezza e alla capacità di essere aperti a religioni e culture diverse. Nel contesto del cambiamento climatico preferisce parlare di “trasformazione ecologica”, della necessità di rispettare la Terra, una sfida per tutte le democrazie.

Articoli di esportazione gratificanti

Da cittadino del primo paese democratico colpito dalla pandemia si dice fiero del buon modo in cui si siano state gestite le limitazioni provvisorie delle libertà, della prova fornita dal sistema sanitario europeo. Rievoca le immagini: Milano, Bergamo, i medici, il personale infermieristico, gli italiani costretti di colpo a rimanere a casa. “Questo periodo ha mostrato quanto forte sia in realtà la democrazia”.

Alla domanda su cosa rende speciale l’Italia passa in rassegna gli articoli di esportazione più gradevoli: abbigliamento pregiato, cibo raffinato, buoni vini. Armando Varricchio è convinto che in ciò si rifletta il fulcro dello stile di vivere italiano. “Noi non siamo aggressivi, andiamo incontro agli altri”.

Venezia, l’antica metropoli cosmopolita, da sempre crogiolo dei gusti, colori e idiomi più diversi, era un luogo di incontro internazionale. La grande sfida del presente, il cambiamento climatico, in tale città si avverte onnipresente: sale, infatti, il livello dell’acqua. Nei secoli precedenti la città aveva un’aura simile a quella di New York, era un luogo anelato da tutti.

Un “grande amante della lirica”

È un’aura che anche Armando Varricchio emana un po’, come fosse lui stesso foriero di questa antichissima eredità. Dopo aver chiacchierato qualche minuto con lui, pur avendo toccato l’argomento della città solamente di sfuggita con alcune frasi, si vorrebbe subito salire in aereo e andarci. Lui, invece, non vede l’ora di visitare i musei di Berlino e che si apra la stagione musicale a settembre. Si professa un “grande amante dell’opera lirica”.

Per prima cosa, intanto, lo aspettano le ferie, che Armando Varricchio passa nelle Dolomiti. È già contento al solo pensiero delle lunghe escursioni a piedi e dei pernottamenti nei rifugi alpini. Lo sport è importante per lui, pratica il tennis, lo sci e prima gli piaceva anche giocare a calcio. Uno dei momenti più suggestivi delle sue prime settimane a Berlino è stato proprio il tifo entusiastico di tanti tedeschi per gli Azzurri nella finale degli Europei. Varricchio, tuttavia, non ritiene che questo avesse a che fare con la politica. Dopotutto l’Europa ha anche lati sentimentali.

 

Foto: Doris Spiekermann-Klaas TSP